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Meditazione Dhyana

Che cos’è la Meditazione Orientale: Dhyana?

In sanscrito la meditazione è conosciuta con la parola dhyana, ossia il flusso che scorre verso l’unificazione con la Coscienza Cosmica.

La pratica viene insegnata dai maestri orientali attraverso alcune forme di dhyana.

Con il tempo, e con il progresso individuale, vengono impartite ulteriori lezioni per aiutare a penetrare più profondamente in questo stato di sospensione del pensiero.

Queste pratiche profonde includono tecniche di pulizia dei chakra (i centri psichici), e delle nadi (canali di energia) utilizzando sia il Pranayama (il controllo del respiro) sia i Mantra (formule psichiche equilibranti). 

Queste tecniche hanno principalmente la funzione di purificare gradualmente vari stati della mente, e risvegliare la potente energia (Shakti) latente in noi. 

La Meditazione Orientale è molto diversa da quella Occidentale.

In Occidente si medita su una frase, si analizza, si specula, fase importante come propedeutica introduttiva a Dhyana.

La Meditazione Orientale (Dhyana), invece, sarebbe l’annichilimento dei disturbi della mente, affinché si instauri quel Silenzio che esalta il suono sottile dell’intuizione, molto importante per tracciare il percorso della nostra Vita e conoscere tutti i suoi affascinanti aspetti.  

Si tende all’astrazione, alla sospensione di ogni lavorio della mente.

Una trascesa di tutte quelle funzioni della mente che paiono importanti ma che sono in realtà un rumore, un disturbo, un ostacolo all’accedere a una maggiore Conoscenza, una Consapevolezza non limitata, non imbrigliata dal comune senso sociale o dai limiti posti dal nostro involucro limitato.

Come si fa?

Ci sono molti modi per “entrare in “quella meditazione”. Il più semplice è l’utilizzo del Mantra. La recitazione ripetitiva del Mantra implica un’interiorizzazione immediata e profonda, spazza via i pensieri molesti e fa affiorare l’Essenza.

Oppure… ci si può concentrare sul respiro (pranayama), in modo da dare un “solo compito” alla mente abitualmente occupata in mille distrazioni.

Ma, sono solo dei suggerimenti, perché ognuno ha il suo modo per entrare, e rimanere, in Dhyana. È assurdo tentare di descrivere che cosa avviene durante uno stato di Dhyana o nello stato successivo (Samadhi) ed è pure sbagliato.

Se un maestro spiega quello che in lui avviene, l’allievo rimarrà in perenne attesa di quella sensazione.

Una tensione che gli precluderà proprio quello stato che gli consente l’immergersi in Dhyana.

Ognuno ha, o prova, esperienze individuali, perché individuale è la sua esperienza, il suo background, le sue caratteristiche genetiche.

E non è nemmeno consigliabile ricercare quelle sensazioni eclatanti cui molti anelano. Dhyana è un processo di crescita che conduce alla consapevolezza… non al Lunapark!

La pratica

Solitamente si inizia con il mettersi in una posizione comoda, colonna vertebrale eretta, occhi chiusi, si porta l’attenzione sul respiro, o a varie tecniche di concentrazione (dharana), rimanendo piacevolmente immobili in modo da non distrarre la mente.

Dapprima osservando i pensieri che affollano la mente rimanendone distaccati, cioè non seguirli, osservarli come se passassero su uno schermo, da spettatore insomma e, infine, quando i pensieri man mano si esauriscono… lasciare che Dhyana avvenga.

Prossimi appuntamenti

In questa pagina trovi i prossimi appuntamenti relativi alla meditazione nella nostra scuola.

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